La nostra analisi genealogica sulle origini della violenza religiosa ci ha ricondotti alla sfera politica della violenza, cioè la violenza dello stato e la violenza giuridica. La violenza religiosa non è un sentimento originario, non è qualcosa di insito nella natura delle cose, anzi è piuttosto una ‹contradictio in adjecto›. Per questo motivo è arrivato il momento di tracciare finalmente una chiara linea divisoria tra il concetto di «religione» e il concetto di «violenza». La violenza pertiene all’ambito della politica, non a quello della religione, e una religione che si rifà alla violenza rimane bloccata nel campo della politica, mancando al suo specifico compito in questo mondo. Bisognerebbe fare in modo che le religioni monoteiste, nate dallo spirito della politica e della legislazione, fossero radicalmente depoliticizzate, così che all’ordine del politico, inconcepibile senza la violenza, si possa contrapporre un altro ordine, il cui potere si fondi sulla non violenza. Solo allora si realizzerà l’impulso iniziale del monoteismo: quello di liberare l’uomo dall’onnipotenza del cosmo, dello stato, della società o di qualsiasi altro sistema avanzasse su di noi pretese totalizzanti.
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[] J. A s s m a n n, ‹N o n a v r a i a l t r o d i o› (2 0 0 6), i l M u l i n o, 2 0 0 7.
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