Non è mancata la rapida risposta di Hodgson, che qualche tempo dopo ha pubblicato un articolo sul ‹Journal of Archaeological Science: Reports›, in cui ribadiva le sue idee e commentava i risultati di D’Errico e colleghi (che poi si sono nuovamente difesi con un altro paper sulla stessa rivista). Hodgson nella sua critica sottolinea come i risultati ottenuti nelle risonanze possano essere poco rappresentativi del significato di quei segni per un ominide del paleolitico, in quanto ricavati da esseri umani moderni abbondantemente “sintonizzati” su stimoli linguistici. Questo è ovviamente un problema di tutta la neuroarcheologia, che si basa proprio su esperimenti fatti su esseri umani contemporanei nella speranza di poter dedurre qualcosa sui nostri antenati, cosa non sempre possibile.
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K E Y W O R D S
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