La chiave di lettura di Hannah Arendt e di Martin Heidegger fornita da Elzbieta Ettinger ha suscitato polemiche roventi. Il libro intacca il mito femminista della pensatrice ebrea, e illustra l’influenza che Heidegger esercitò sul suo lavoro. Di riflesso, riduce la statura del filosofo tedesco, «una strana mescolanza di razzismo, di romanticismo e corruzione», come commenta il critico Richard Cohen. E, in particolare, spiega perché la Arendt abbia dedicato un terzo della sua esistenza, dal ’50 fino alla morte, a riabilitare il suo Pigmalione. Lo stesso da lei accusato, in una lettera del 1933, di essere corresponsabile, in quanto rettore dell’università di Friburgo, delle leggi antisemite; e definito, in un’altra del 1946, “un potenziale assassino” per avere rifiutato di aiutare i colleghi ebrei.
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K E Y W O R D S
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