Il Brehm non menziona neppure la funesta circostanza che molti uccelli all’epoca delle migrazioni svolazzano durante la notte. Anche se la gabbia ha il solito tetto morbido, e quindi il suo inquilino non può veramente farsi male, questo suo svolazzare notturno è pur sempre assai sgradevole non solo per l’animale, ma anche per l’uomo che dorme nella stessa camera. E se sbatte ininterrottamente contro le sbarre della gabbia, ciò non ha alcuna attinenza diretta con il suo impulso a migrare in quella direzione, ma dipende semplicemente dal fatto che è sveglio, che non riesce a dormire, e che l’impulso a muoversi lo spinge sempre di nuovo giù dal suo trespolo; e, poiché al buio non riesce a vedere nulla, sbatte ciecamente contro le sbarre. Per evitare questo incessante sbatacchio notturno non c’è che mettere nella gabbia una piccola lampadina elettrica: basta anche una luce molto tenue, sufficiente perché l’animale possa scorgere i trespoli e le sbarre. Solo dopo aver escogitato questo sistema io ho ritrovato la pace notturna e la gioia che di solito mi procurano i silvidi.
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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