[⇐] Non si tratta di un lavoro troppo gravoso, perché basta infilare cinque o sei volte al giorno una pinzetta con il cibo nella gola gialla del piccolo, bramosamente protesa, e all’altra estremità, con lo stesso strumento, si possono raccogliere le palline delle feci, che sono igienicamente ravvolte in una membrana e quindi non sporcano. Così il nido artificiale rimane sempre pulito, e non occorre «cambiare i pannolini». Per il nido basta procurarsi un poco di fieno e sistemarlo in un cestino a metà chiuso, provvisto solo di un’apertura anteriore, in modo da riprodurre più fedelmente possibile le condizioni di un nido naturale: l’apertura anteriore deve però essere abbastanza grande perché ci passi la mano dell’uomo. Il piccolo storno deposita le feci solo nella parte più illuminata della cavità, e quindi il nido rimane sempre pulito anche se non si è subito pronti a raccoglierle. Per il nutrimento, in caso di necessità, basta avere della carne cruda o del cuore, del pane inzuppato nel latte, un po’ di uovo sminuzzato cui sarà opportuno aggiungere un po’ di terra. Se disponibili, vermi e uova fresche di formiche costituiranno un cibo migliore, perché più naturale. Ma di questi cibi costosi lo storno ha bisogno solo da piccolo, fin che sta crescendo, e appena è in grado di mangiare da solo gli si possono dare quasi tutti gli avanzi della nostra tavola. Come piatto fondamentale per lo storno adulto è particolarmente raccomandabile la crusca un po’ inumidita con semi schiacciati di canapa o di papaveri, perché con questa dieta le feci rimangono asciutte e quasi inodori. Se poi si mette un po’ di torba in polvere sul fondo della gabbia, anche in una camera piccolissima non si sentirà alcun odore di animale.
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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