[⇐] Se però si allontana anche solo di pochi passi, spesso il vinto cerca lestamente di prendere il largo, ma per lo più, in un primo momento, non ci riesce, perché, appena abbandona la sua immobile posa di sottomissione, l’altro gli è subito sopra come un fulmine, e il misero sconfitto deve di nuovo pietrificarsi nella posizione di prima, con la testa scostata e il collo proteso. Sembra che il vincitore aspetti soltanto che l’avversario abbandoni quella sua posizione sottomessa, permettendogli così di soddisfare il suo ardente desiderio di mordere. Ma, per fortuna dello sconfitto, a battaglia finita il vincitore è colto dall’impulso irresistibile di imprimere un odoroso marchio di fabbrica sul luogo delle sue gesta vittoriose, in modo da contrassegnare la proprietà: cioè, in altre parole, di sollevare al più presto la gamba presso il più vicino oggetto verticale. E di solito il cane sconfitto approfitta di questa cerimonia della presa di possesso per svignarsela.
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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