Passai il resto della giornata proprio come suole passarlo un’oca madre. Ci recammo su un prato tenero e fresco e riuscii a convincere la mia piccina che l’uovo tritato assieme alle ortiche era una pappa prelibata. E, dal canto suo, essa riuscì a convincermi che, almeno per il momento, era assolutamente escluso che io mi potessi allontanare da lei e abbandonarla anche per un solo minuto: cadeva subito in un’angoscia tanto disperata e il suo pianto era tanto straziante che dopo qualche tentativo mi diedi per vinto e costruii un cestino per potermela portare sempre dietro, in spalla, in modo che, almeno quando dormiva, io potessi muovermi liberamente.
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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