CorSera (16/3/2007) • Heidegger cattolico (4)

  •  T o r n o  (2 0 0 7)  •  H e i d e g g e r  c a t t o l i c o  •

Nel secondo scritto polemico (10 aprile), tra l’altro, Heidegger confuta l’idea che le ricerche dei gesuiti siano viziate dalla «non libertà di pensiero», invita l’avversario a leggere bene Kant e nota che con il suo procedere logico «non si dimostra assolutamente nulla». Peccato che il 19 aprile la replica non sia di Martin, giacché l’articolo ricorda l’impossibilità di dimostrare la derivazione dell’uomo dalla scimmia; comunque il terzo colpo è del 17 maggio di quel 1911. In esso sottolinea: «Aspetto a tutt’oggi ancora una risposta alle questioni che ho posto», facendo intendere che tutte le repliche sono di modesto parere, o meglio da «scrittori di mezza tacca». La quarta — 22 maggio — si acutizza sui concetti di conoscenza e dimostrazione; la quinta — il 31 — offre un affondo finale contro il modernismo in senso lato: «È un’affermazione insostenibile quella che identifica l’essenza della dimostrazione con l’esperimento. Dimostrare è una funzione del pensiero che si serve del comprendere, del giudicare e del concludere». Dunque: in questi frammenti c’è un giovane che sta passando alla filosofia. Il suo nome, nel volgere di qualche anno, diventerà centrale per il pensiero. Ancora oggi lo si maledice o lo si ringrazia, ma i conti con lui occorre farli. E tutto è iniziato tirando fendenti ai modernisti.

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K E Y W O R D S
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