E come sono espressivi i gesti di minaccia del gatto, come si differenziano radicalmente secondo l’oggetto cui essi si rivolgono, secondo che si tratti di un uomo amico che si è preso un po’ troppa confidenza, o di un vero, temuto nemico. Ma sono anche molto diversi se si tratta di una minaccia puramente difensiva, oppure se il gatto, sentendosi superiore all’avversario, gli annuncia la sua intenzione di aggredirlo. E non manca mai di farlo: a parte gli esemplari psicopatici, infidi e folli, che tra i gatti di razza molto selezionata non sono più frequenti che tra i cani di pari condizioni, il gatto non graffia e non morde mai senza prima aver messo seriamente e chiaramente in guardia l’offensore, e anzi di solito, subito prima dell’attacco, si assiste a un improvviso aggravamento dei gesti di minaccia, che già erano andati facendosi sempre più decisi. È come se il gatto volesse in questo modo notificare un ultimatum: «Se non la smetti immediatamente, sarò costretto mio malgrado a passare alle rappresaglie!».
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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