Uno splendido sabato di giugno, tornando da Vienna, scesi dal treno alla stazione di Altenberg in mezzo alla schiera dei gitanti domenicali che nelle belle giornate estive vengono a fare il bagno nel mio paese natale. Mi ero appena incamminato per la strada del villaggio e la frotta dei gitanti non si era ancora dispersa quando vidi in cielo, a grandissima altezza, un uccello di cui a tutta prima non riuscii a precisare la specie. Volava a colpi d’ala lenti e misurati, che si interrompevano regolarmente per lunghi tratti di volo planato. Era forse una poiana? No, mi sembrava che l’uccello avesse un maggior carico di superficie, fosse troppo pesante. Una cicogna? Neppure, non era abbastanza grosso, e nonostante l’altezza si sarebbero dovuti scorgere il collo e le zampe. A questo punto l’uccello fece una virata, e i raggi del sole già basso illuminarono per un momento la superficie inferiore delle grosse ali che brillarono come stelle nell’azzurro del cielo. Dio buono, l’uccello era bianco! Era il mio cacatua, e il suo volo dalle battute regolari indicava l’intenzione di compiere un lungo viaggio.
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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