CaffèEuropa (set/ott 1998) • Marcuse-Heidegger… (c3)

  •  C a l l o n i  (1 9 9 8)  •  … l e  l e t t e r e  d e l l’ a n n o  z e r o  •

La difficoltà del colloquio mi sembra consistere più che altro nel fatto che gli esseri umani in Germania erano stati esposti al totale pervertimento di ogni idea e sentimento, che moltissimi avevano accettato anche fin troppo volentieri. Diversamente non è spiegabile il fatto che Lei — che come nessun altro riuscì a comprendere la filosofia occidentale — potesse vedere nel nazismo “il rinnovamento spirituale di tutta la vita” e una “salvezza dell’Esserci (Dasein) occidentale dai pericoli del comunismo” (che è del resto proprio una parte costitutiva ed essenziale di questo Esserci!). Questo non è un problema politico, bensì intellettuale. Io oserei persino dire che si tratta di un problema della conoscenza, della verità. Lei, il filosofo, ha scambiato la liquidazione dell’Esserci occidentale con il suo rinnovamento? Non era già evidente tale liquidazione in ogni parola dei “capi”, in ogni azione e gesto delle SA, già molto prima del 1933?

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K E Y W O R D S
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