CaffèEuropa (set/ott 1998) • Marcuse-Heidegger… (c4-5)

  •  C a l l o n i  (1 9 9 8)  •  … l e  l e t t e r e  d e l l’ a n n o  z e r o  •

Desidero però ora riferirmi soltanto ad una sezione della Sua lettera, poiché il mio silenzio potrebbe essere scambiato per omissione.

Lei scrive che tutto ciò che io affermo sullo sterminio degli Ebrei, potrebbe valere in egual misura per gli alleati, qualora al posto di “Ebrei” si mettesse la parola “Tedeschi orientali” [10]. Asserendo ciò, non si pone forse al di fuori di quella dimensione, entro la quale è assolutamente possibile interloquire tra esseri umani — ovvero al di fuori del ‹Logos›? Soltanto quando si è completamente al di fuori di questa dimensione “logica”, è possibile spiegare, conciliare, “concettualizzare” tale crimine, affermando che anche altri uomini avrebbero potuto commettere qualcosa di simile. Di più: come è mai possibile porre sullo stesso piano la tortura, la mutilazione e l’annientamento di milioni di esseri umani, con il forzato trasferimento di gruppi etnici, nel corso del quale non si è verificato nessuno di questi misfatti (forse a prescindere da alcuni casi eccezionali)?

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N O T E
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[10]. Marcuse si riferisce alle deportazioni e al forzato esodo di alcuni gruppi etnici di fronte all’avanzata dell’Armata Rossa (1944-45). Heidegger sembrerebbe avanzare la tesi dell’“accerchiamento” della Germania da parte delle due forze “occupanti” e alleate, Stati Uniti e Unione Sovietica.

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K E Y W O R D S
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