Un approccio evoluzionistico non ambisce a dedurre l’evoluzione della mente a partire da un suo modello precostituito (come in molta letteratura corrente), ma a scavare nella sua origine storica effettiva, inaugurando una sorta di “archeologia” della mente. Come ha sostenuto lo scienziato cognitivo inglese Nicholas Humphrey, l’evoluzione naturale dell’intelligenza deve in qualche modo radicarsi nel processo primario di contatto fra mondo interno e mondo esterno, cioè nell’esperienza sensoriale e nella reattività, anch’esse prodotti (ben più antichi della coscienza) dell’evoluzione naturale: tutto cominciò in superficie, nell’intersezione fra mondo interno e mondo esterno. In particolare, i processi affettivi e sensoriali sono considerati da Humphrey un canale cognitivo parallelo a quello della percezione oggettiva, e non antecedenti a esso: la sensazione riguarda eventi che stanno capitando sulla superficie del nostro corpo; la percezione riguarda eventi che stanno capitando nel mondo esterno.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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