Nei pesci la lunghezza dei preliminari, il loro carattere rituale, e soprattutto il grande sfoggio di colori e il dispiegamento delle pinne, tutti atti che mirano solo a intimidire l’avversario e non hanno alcuna finalità più concreta, nascondono al profano la minacciosa serietà della situazione. La bellezza fa apparire gli avversari meno incattiviti di quanto non siano in realtà, tanto che non li si crederebbe capaci di quell’aspro e disperato coraggio, così come non se ne crederebbero capaci i leggiadri e femminei Malesi: eppure gli uni e gli altri sanno combattere fino all’ultima goccia di sangue. Le battaglie dei pesci combattenti conducono veramente assai spesso alla morte di uno degli avversari. Quando l’eccitazione è giunta al punto di provocare il primo colpo di spada, bastano pochi minuti perché compaiano ampi squarci nelle pinne, e dopo qualche altro minuto esse sono tutte lacere e strappate. Il metodo di attacco del pesce combattente, e di quasi tutti i pesci bellicosi, è proprio il colpo di spada, non il morso: il pesce spalanca a tal punto le mascelle che tutti i denti restano rivolti verso l’esterno, e così li conficca nel fianco dell’avversario con tutta la straordinaria forza del suo corpo muscoloso. L’impeto di quei pesci, lunghi pochi centimetri, è così forte e violento che si percepisce chiaramente il rumore dei denti quando, per caso, invece dell’avversario, vanno a colpire la parete della vasca.
L’esibizione reciproca può durare anche qualche ora ma, una volta scoppiate le ostilità, bastano spesso pochi minuti perché uno dei due contendenti giaccia sul fondo, ferito a morte.
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K E Y W O R D S
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[] K. L o r e n z, ‹L’ a n e l l o d i R e S a l o m o n e› (1 9 4 9), A d e l p h i, 2 0 0 6²².
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