Manifesto (8/7/2012) • Nessuna svolta… (4…)

  •  F e r r a r i s  (2 0 1 2)  •  N e s s u n a  s v o l t a  p e r  H e i d e g g e r  •

Ma l’esempio più clamoroso di cortocircuito tra l’eterno e il presente è la circostanza, segnalata da Faye, per cui il tempio greco di cui Heidegger parla in ‹L’origine dell’opera d’arte› sembra sia stato, nelle prime versioni pubbliche della conferenza, lo Zeppelinfeld di Norimberga, allestito in stile classicheggiante (si ispirava all’altare di Pergamo) per accogliere il discorso di Hitler, che evidentemente Heidegger identificava con il divino. Il che – sia detto di passaggio – getta una luce inquietante sulla sua dichiarazione del 1966 secondo cui «ormai solo un Dio ci può salvare». La denazificazione di Heidegger ha avuto tante vie. Anzitutto quella storicogrammaticale, per cui a leggerlo bene, a capirlo e a metterlo in contesto, si scioglierebbero tutti gli equivoci. Così François Fédier, che negli Scritti politici di Heidegger postilla la chiusa della allocuzione del 17 maggio 1933 in cui Heidegger scrive: «Alla nostra grande guida, Adolf Hitler, un Sieg Heil tedesco» con parole che sembrano uno scherzo di cattivo gusto: «Ancora oggi l’espressione ‘Ski Heil’ — senza la minima connotazione politica — viene impiegata, tra sciatori, per augurarsi una buona discesa» (p. 329 della traduzione italiana, Casale Monferrato, Piemme 1998).  [⇒]

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K E Y W O R D S
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