La prima spiegazione fu cercata nei ritmi di deposizione, che però non potevano giustificare concentrazioni trenta volte superiori al normale. Si passò presto a spiegazioni esogene, dapprima pensando all’esplosione di una supernova vicina. In un secondo tempo, dopo varie ricerche sulla quantità di iridio presente negli oggetti vaganti del sistema solare e sul numero di “oggetti Apollo” esistenti, cioè gli asteroidi che intersecano l’orbita terrestre, si ipotizzò che l’iridio fosse stato distribuito sulla Terra da un asteroide di grandi dimensioni (circa dieci chilometri di diametro), il cui impatto sul suolo avrebbe creato un cratere di centocinquanta chilometri di diametro, inondando l’atmosfera di polveri contenenti la quantità di iridio prevista.
A conferma della teoria dell’impatto extraterrestre giunsero altri rilevamenti geologici sul periodo del tardo Cretaceo corrispondente all’estinzione: altri isotopi rari, sferule vetrose prodotte da fusione improvvisa e frammenti di silice prodotti solo ad alte pressioni furono interpretati come ulteriori “tracce” della collisione. Alcuni geologi e geografi, basandosi su osservazioni da satelliti, ritennero di aver identificato nell’enorme cratere di Chicxulub, sulla costa settentrionale della penisola dello Yucatàn in Messico, il punto di impatto dell’asteroide o del frammento di cometa.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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