[⇐] Ma c’è anche stata — e continua a esserci, per strano che possa apparire — una via mistico-allegorica, che traducendo in modo incomprensibile il gergo heideggeriano produce una denazificazione per confusione. Come ad esempio nel caso del brano riportato più sopra, che è stato reso non trent’anni fa, bensì l’anno scorso, come segue: «Questo interrogare, nel quale il nostro popolo aderge il suo geniturale adessere, ossia lo tiene erto per entro la tentazione e fa sì che esso si erga nell’extraneum della nobiltà del suo incarico, questo interrogare è il suo filosofare, la sua filosofia» (Che cos’è la verità? edizione italiana a cura di Carlo Gotz, Milano, Christian Marinotti edizioni, 2011). Con questa ermeneutica anche gli ordini di un Sonderkommando sul fronte orientale possono esser trasformati in poemi simbolisti o in ricette di cucina. A rompere le uova nel paniere fu però proprio Heidegger, che — come dimostra Faye con analisi rigorose e pazienti — reinserì brani compromettenti nell’edizione delle sue opere che incominciarono a uscire nel 1975, un anno prima della morte. [⇒]
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K E Y W O R D S
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