In realtà, la prima teoria catastrofista della storia della Terra venne introdotta nel Seicento già dal successore di Newton alla cattedra di matematica a Cambridge, William Whiston. Il ‹deus ex machina› dei grandi “salti” della creazione del mondo dovevano essere state a suo avviso le comete, da sempre oggetto di influenti superstizioni e interpretate come annunci di sventure e di disastri. Egli presentò la teoria degli impatti cometali secondo i più rigidi canoni newtoniani, ottenendo per questo una particolare menzione anche da John Locke alcuni decenni dopo la pubblicazione.
La teoria di Whiston fu invece oggetto della sagace ironia di Jonathan Swift che, ne ‹I viaggi di Gulliver›, immagina i lillipuziani in preda a un’insana fobia per le comete. Nel 1862 era stata avvistata e studiata da Edmund Halley una cometa di medie dimensioni, preceduta nel 1680 dal passaggio di un corpo cometale ancor più luminoso e veloce. L’opera di Whiston, che assecondava lo spirito millenaristico inglese dell’epoca, fu accolta prima favorevolmente (dal maestro Newton, soprattutto), poi rinnegata dalla comunità scientifica che ne fece un esempio di pseudoscienza. La stroncatura finale, nel 1830, avvenne per mano di Charles Lyell, il maggiore teorico dell’uniformitarismo gradualista nonché maestro di Darwin.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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