L’ordine della creazione, il disegno costitutivo dell’universo non sembra essere all’insegna della progressiva conquista della perfezione umana. Nel 1799 il fisico britannico Charles White proponeva una scala del progresso universale, con gradazioni progressive di tutte le forme viventi dagli uccelli ai mammiferi, fino alle varie razze umane. La scienza “antropometrica” ottocentesca del medico e antropologo parigino Paul Broca ci ha insegnato che il modello della scala naturale è stato uno degli strumenti privilegiati anche per la classificazione razzista dei gruppi umani. Dietro queste immagini progressioniste si nascondeva il desiderio di dare un ordine al tempo, un senso al cambiamento, una giustificazione scientifica e “perbene” all’oppressione e alla discriminazione. Negli ultimi trent’anni la paleontologia, la biologia evoluzionista e l’antropologia fisica hanno deluso tali aspettative.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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