«Nel 1968, entrando nell’Istituto Orientale di Los Angeles dove lavoravo con mia moglie Marilyn, alzai gli occhi e riconobbi una scritta sulla facciata: “Le passioni dell’irrilevanza”. A ripensarci, fu una sorta di monito». Da allora è come se Giorgio Buccellati, archeologo, classe 1937, non abbia mai smesso di “rilevare”. Oggi si divide tra la California e la Val d’Ossola, ma ha attraversato il mondo, scavando in Siria, Turchia, Iraq e Caucaso.
Distinguendo l’effimero dal prezioso. Calibrando le epoche sul metro dei millenni. Ricostruendo grammatica e semantica di lingue morte (“meglio non chiamarle così”, precisa). E sforzandosi di mostrare la rilevante attualità di ciò che un giorno apparteneva a una civiltà “interrotta” (l’aggettivo giusto).
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K E Y W O R D S
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