A parte il fuoco e la capanna, i siti come Terra Amata e l’Arago ci lasciano con l’impressione che, in termini di sussistenza e di tenore della vita quotidiana, i loro occupanti avessero fatto poco più che affinare la routine dei loro antichi precursori. È un modello di cambiamento che riecheggia quello osservabile in tutta l’evoluzione umana fino a questo punto: le innovazioni economiche erano sporadiche e procedevano per piccoli passi, ed erano in gran parte indipendenti dall’avvicendarsi delle specie. Praticamente non abbiamo dubbi che ‹Homo heidelbergensis› si nutrisse sia di animali sia di vegetali, vivesse in gruppi relativamente poco numerosi e molto mobili e cercasse riparo dagli elementi. La sua tecnologia litica non era sicuramente più sofisticata di quella di ‹Homo ergaster› tardivo; in realtà l’ultima grande innovazione tecnologica (non sappiamo con certezza a opera di quale specie) si era prodotta in Africa 600 kyr prima di Terra Amata con l’introduzione di un tipo di scheggiatura con cui si ottenevano bifacciali piatti e sottili: strumenti più sofisticati di quelli prodotti in qualunque antico sito europeo. Non ci è dato sapere come gli individui di quest’epoca interagissero e vedessero il mondo: la lente di ingrandimento dell’archeologia non ce lo consente. Ma può darsi che ci stia indicando di non aver messo a fuoco testimonianze convincenti di attività simboliche fra gli individui di ‹Homo heidelbergensis›, anche se sembra che il cranio di Bodo mostri segni di scarnificazione intenzionale, per ragioni che restano del tutto oscure, mediante l’uso di uno strumento litico.
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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