Repubblica (22/3/2014) • Quando Simone Weil… (q14)

  •  G n o l i  (2 0 1 4)  •  … p a r l a v a  d i  a n i m a  g e o m e t r i c a  •

•  Cosa ritrovava nel lavoro di fabbrica?

Zellini: A parte i temi dello sfruttamento credo che la cosa che la interessasse era ancora una volta il rapporto con la scienza. Addirittura arrivò a dire che la geometria nasce dal coraggio dell’operaio, perché è il lavoro manuale che ci mette a contatto con lo spazio e col tempo. Più tardi cambiò idea. E proiettò la scienza nel contesto religioso. Ci si potrebbe a questo punto chiedere se la verità matematica è la stessa verità religiosa o sono due cose diverse. E la risposta non sarebbe facile. Certamente no, in senso assoluto. Perché Dio non è fatto di cerchi o triangoli. D’altro canto certe forme geometriche sono in qualche modo immagini divine.

Vannini: Si potrebbe attribuire alla Weil una specie di galileismo per cui la matematica è il linguaggio privilegiato di Dio.

Zellini: Sì, ma per lei la rivoluzionaria legge di inerzia di Galileo era già un tradimento: se un mondo dove c’è un corpo che conserva indefinitamente la sua velocità e la sua direzione era equivalente a un mondo in stato di quiete, veniva a cadere la stessa nozione di equilibrio.

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K E Y W O R D S
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