Repubblica (22/3/2014) • Quando Simone Weil… (q8-9)

  •  G n o l i  (2 0 1 4)  •  … p a r l a v a  d i  a n i m a  g e o m e t r i c a  •

•  Tornerei alla questione religiosa e alla relazione che la Weil stabilì tra mondo greco e cristianesimo. Si può far partire questa relazione dal saggio bellissimo, compreso in questo libro, che lei dedica all’‹Iliade› come poema della forza?

Vannini: Porrei la questione in questi termini: la Weil vide nei Vangeli l’espressione estrema di quello spirito greco che nell’‹Iliade› aveva già una sua compiutezza. Il testo omerico va interpretato a partire dalla forza, cioè dalla sottomissione dell’uomo alla necessità. È la comprensione della forza che apre alla “regina delle virtù”, ovvero all’umiltà.


•  Insomma la forza non è solo quella che si esercita ma anche quella che si subisce?

Vannini: Meglio: che si accetta. Già nei ‹Sermoni› di Meister Eckhart troviamo declinata l’umiltà non come espressione di generica virtù o di devozione, ma come sapere. L’umiltà è allora il sapere che noi siamo quasi in tutto e per tutto soggetti alla necessità — o a ciò che oggi chiamiamo determinismo — cioè al fatto che le circostanze, l’educazione, la disciplina, in una parola l’imperio della forza, ci dominano.

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K E Y W O R D S
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