Noi sappiamo che la morfologia delle antropomorfe preclude il linguaggio di tipo umano, e sappiamo che quella dell’uomo di anatomia pienamente moderna permette di produrlo. Ma non possiamo conoscere con sicurezza le implicazioni di ciascuno degli stadi intermedi conservati nella documentazione fossile. Sappiamo che tutti gli australopiteci hanno la base del cranio più o meno piatta, e ciò indica che essi non possedevano un meccanismo che permettesse loro la produzione di suoni più complessi di quelli possibili per le antropomorfe. Fin qui tutto bene, ma avanzando nel tempo entriamo in un’area grigia, non semplicemente perché è difficile capire il significato di un leggero arrotondamento della base del cranio, che diventa un po’ più simile a quella dell’uomo attuale, in termini di strutture specifiche della comunicazione, ma anche perché gli studi al riguardo sono insufficienti. Un certo aumento dell’arrotondamento della base del cranio, indicante una modesta discesa della laringe, è stato osservato in ‹Homo ergaster› e in ‹Homo erectus›. [⇒]
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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