Circa duecentomila anni dopo la comparsa di ‹Homo ergaster› si osserva nella documentazione archeologica un’innovazione culturale veramente notevole. Fino ad allora (circa 1,5 myr fa) gli strumenti litici erano stati semplici, pressoché immutati da circa un milione di anni, un periodo durante il quale è probabile che il loro scopo principale fosse stato l’acquisizione di un particolare attributo (un margine tagliente) e non di una specifica forma. Ma improvvisamente si presentò sulla scena un nuovo strumento, il bifacciale acheuleano, più tutta la tipologia a esso associata: strumenti palesemente costruiti secondo uno schema standardizzato, presente nella mente dell’artefice prima dell’inizio del processo di lavorazione. I bifacciali sono grossi strumenti piatti a forma di mandorla, accuratamente scheggiati su entrambe le facce allo scopo di ottenere una forma simmetrica. Per i loro molteplici impieghi sono stati definiti «il coltello multiuso del Paleolitico». Il Paleolitico, incidentalmente, è il periodo noto più colloquialmente come «l’Età della Pietra antica»: il lungo arco di tempo (concluso solo diecimila anni or sono) durante il quale gli strumenti litici vennero prodotti e rifiniti per scheggiatura, e non per levigazione. Con l’Olduvaiano e l’Acheuleano siamo nel Paleolitico inferiore, al quale seguirono il medio e il superiore.
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K E Y W O R D S
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[] I. T a t t e r s a l l, ‹I l c a m m i n o d e l l’ u o m o›, B o l l a t i B o r i n g h i e r i, 2 0 1 1.
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