1976·02·24 - Giorno • Vilipendio di Freud (d6-7)

  •  2 4 / 2 / 1 9 7 6  –  G i o r n o  •  D.  K o t n i k  •

Altra considerazione da profano: vedervi litigare (proprio voi che avete in mano le chiavi per risolvere i problemi della psiche) sembra quasi un’assurdità.

«No. Bisogna capire. La nostra attività è segregata. Gli analisti se ne stanno chiusi in uno studio dieci ore al giorno con i pazienti, e non hanno quegli sfoghi normali che tutti gli uomini hanno. Ma sono uomini anche loro: e in qualche modo devono anche sfogare la loro aggressività. E allora la sfogano con i colleghi. Poi un’altra cosa. Uno psicanalista in che modo può soddisfare le sue ambizioni? Non certo con il lavoro: l’analisi è segreta. E allora, magari, si mette a scrivere. Ma se scrive bisogna che scriva contro qualcuno o qualcosa: e allora diventa subito un rompiscatole. In fondo siamo tutti dei rompiscatole. Ci invidiamo, ci controlliamo, ci interpretiamo in continuazione qualsiasi cosa diciamo. Non è un mestiere facile. In teoria non dovremmo pubblicare una riga. Perfino i nostri nomi dovrebbero essere segreti e non apparire sugli elenchi del telefono. Un vero psicanalista dovrebbe essere un puro spirito… non avere nemmeno una faccia… E chi potrebbe resistere? Allora ecco che si diventa dei rompiscatole. Per affermarsi che cosa possono fare gli psicanalisti se non mettersi a litigare tra loro?».

Questa psicanalisi mette l’angoscia.

«No. Però l’angoscia è contagiosa. Avere a che fare tutto il giorno e tutti i giorni con il fenomeno dell’angoscia è pericoloso. Ci sono anche degli analisti che crollano».

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