La storia umana è dunque, per de Martino, storia di evoluzione e trasformazione. Non è e non può essere pensata come ritorno indietro, ciclico ripresentarsi di situazioni già date, né a livello collettivo, né tanto meno a livello individuale. Questo è invece quanto, di fondo, proponevano coloro che erano da lui criticati come irrazionalisti, da van der Leeuw a Eliade stesso. Essi erano definiti dall’etnologo come fautori della ripetizione e portatori di una «fobia della prima volta» e del nuovo [27]. Il pensiero demartiniano, fondendo altezze teoriche e consapevolezza politica, afferma che la storia è tale solo in quanto storia umana, incarnata e trasformativa. E l’uomo non è riproposizione di categorie spirituali o proiezioni extramondane, la lotta per la presenza lo qualifica interamente.
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NOTE
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[25]. E. de Martino, “Fenomenologia religiosa e storicismo assoluto”, ‹Studi e materiali di storia delle religioni›, 24-25 (1953-1954), pp. 18-19.
[…]
[27]. Id., “Etnologia e cultura nazionale negli ultimi dieci anni”, ‹Società›, n. 3 (1953), pp. 17-18.
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