Messaggero (9/11/1977) • Ecco la cronaca di una seduta (26)

  •  V a c c a r i  (1 9 7 7)  •  E c c o  l a  c r o n a c a  d i  u n a  s e d u t a  •

Si va avanti su questa chiave di lettura. Su questa relazione molto stretta fra sogno e seminario. Seminario come riferimento costante, fino all’ossessione o all’incubo. Seminario come abbandono ultimo e disperato. Per fuggire una solitudine assoluta e tragica. E Massimo che parla ora della paura ora del bisogno di una sua ulteriore dilatazione, dopo che c’è già stato lo sdoppiamento. «Qui c’è una precisa richiesta: non fare il terzo seminario, sennò perdo questa possibilità di analisi che ho raggiunta», replica ad una ragazza dalla voce contratta, lo sguardo basso. Che aveva ricordato con queste parole il suo sogno: «C’era come una gara. Resistere in una situazione dove l’aria era poca. Poi mi accorgo che la gente ci stava bene e dico “andiamo più in basso”. Ci vado con una amica e ci troviamo come in un cunicolo, come nella metropolitana a Londra. Ma io avevo la sensazione di salire, incontro un uomo nero, usciamo fuori ed è Roma…».

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K E Y W O R D S
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