Se concediamo, infatti, che i desideri dell’agente siano determinati dai suoi desideri di secondo livello, dobbiamo chiederci in che modo ciò avvenga. Se essi sono determinati da fattori che sfuggono al controllo dell’agente, siamo di nuovo di fronte al problema posto dagli incompatibilisti: perché dovremmo considerare un agente libero solo perché fa ciò che i suoi metadesideri (che sono eterodeterminati) gli dettano? Alternativamente, si può supporre che i desideri di secondo livello siano determinati da desideri di un livello ancora superiore: ma questa assunzione, evidentemente, innesca la possibilità di un regresso all’infinito. Se, dunque, l’analisi gerarchica può forse essere promettente per indagare la fenomenologia dei processi decisionali [26] non vi possiamo ricorrere nel tentativo di dare plausibilità al compatibilismo.
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N O T E
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[26]. Un altro problema del modello gerarchico è che non appare immediatamente chiaro perché i metadesideri dovrebbero dare conto meglio dei desideri di primo ordine di ciò che l’agente vuole ‹veramente›: cfr. Watson (1987a).
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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