Abbiamo visto che, secondo l’impostazione dei compatibilisti, affinché un agente sia libero è sufficiente — e, per molti, anche necessario — che le azioni che egli compie siano causalmente determinate dalla sua volontà (o, secondo le versioni odierne, dai suoi motivi, impulsi o desideri): da questo punto di vista, cioè, un agente è libero in quanto compie le azioni che ‹vuole› o ‹desidera› compiere. D’altra parte, secondo il modello compatibilistico la volontà dell’agente è invece ‹interamente determinata› — ad esempio, da fattori ambientali o dalla nostra educazione o da leggi biologiche o fisiche. In tale scenario (che è poi quello tipico del determinismo), un agente può volere soltanto ciò che vuole, perché la sua volontà è interamente determinata da fattori, come quelli appena elencati, che sono al di fuori del suo controllo (e lo stesso vale, in generale, per tutti gli eventi mentali che occorrono all’agente). La libertà, in definitiva, può essere predicata [sic!] soltanto delle nostre azioni, non della nostra volontà o degli eventi mentali rilevanti per quelle azioni.
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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