In quarto luogo infine, talora accade — come già notava Schlick [31] — che le leggi di natura (che, secondo la lettura humeana, si limitano a ‹descrivere› le uniformità di natura) vengano indebitamente assimilate alle leggi giuridiche (che invece ‹prescrivono›). Se fosse vero che le leggi di natura, al pari di quelle giuridiche, costringono gli agenti ad agire in un certo modo, certo la libertà sarebbe impossibile: la costrizione, infatti, è l’opposto della libertà. Ma così non è: le leggi di natura non ‹costringono› gli agenti ad agire; esse si limitano a rappresentare l’immutabile regolarità con cui certi tipi di fenomeni succedono a certi altri tipi di fenomeni. Così spiega questo punto Kielsen:
Le leggi di natura non sono prescrizioni ad agire in un certo modo. Esse non ci costringono; piuttosto, affermano delle regolarità, delle sequenze [di eventi] ‹de facto› invariabili che sono parte del mondo […]. Un determinista, nell’affermare che A causa B, s’impegna a sostenere che ogni volta che si verifica un evento o un atto del tipo A, si verificherà anche un evento del tipo B. La parte relativa al vincolo o alla costrizione è metaforica. È in ragione della metafora, non del fatto, che si arriva a credere che causazione e libertà siano antitetiche [32].
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N O T E
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[31]. Cfr. Schlick (1930).
[32]. Kielsen (1971, p. 42).
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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