Mentre ‹Homo sapiens› completava la grande tessitura di migrazioni e di colonizzazioni che lo porterà a essere la prima specie “globale” nella famiglia umana, in Eurasia le forme più antiche di ‹Homo› (Neanderthal e Denisovani) continuavano la loro esistenza.
Il dibattito sulla natura dell’uomo di Neanderthal, il primo antenato umano scoperto alla metà dell’Ottocento, rivela tutte le articolazioni, le difficoltà e le ambiguità della nuova immagine dell’evoluzione umana. La collocazione di questo ominino eccezionale nel disegno progressionista della storia naturale umana fu ardua fin dai primi ritrovamenti. Attorno alla sua presunta intelligenza e alle sue misteriose abitudini si scontrarono generazioni di paleoantropologi, mettendo a nudo tutte le paure e i pregiudizi della nostra specie di fronte a questo suo alter ego evolutivo. La comparsa di una specie del genere ‹Homo› dal cervello più grande, mediamente, di quello di ‹Homo sapiens› e dalla corporatura più robusta, e tuttavia oggi estinto, impressionò già nella seconda metà dell’Ottocento evoluzionisti come Thomas Henry Huxley, che finì per interpretare i Neanderthaliani come forme umane primitive vissute in tempi storici.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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