L’esito più importante del confronto fra il Dna mitocondriale di ‹sapiens› e quello di Neanderthal, condotto fra il 1996 e il 1999 dal genetista svedese Svante Pääbo, allora in forze all’Università di Monaco di Baviera, fu che non vi erano tracce, neppure minime, di un contributo Neanderthaliano al Dna mitocondriale di ‹Homo sapiens›. Se ne dedusse che le due specie erano totalmente separate e non c’era stato flusso genico poiché i membri dell’una non potevano incrociarsi in modo fecondo con i membri dell’altra.
La conclusione di Pääbo fu il colpo di grazia per la teoria dell’evoluzione multiregionale: se non vi è stato flusso genico con Neanderthal, è impossibile che vi sia stata una fase Neanderthaliana di transizione monofiletica verso ‹Homo sapiens› in Europa, come aveva sostenuto Loring Brace. Il primo responso dell’orologio molecolare di Pääbo fu che le due specie erano nate indipendentemente l’una dall’altra, in due regioni diverse, e si erano evolute in parallelo: il loro ultimo antenato comune era vissuto circa 500mila anni fa, nel cespuglio dei discendenti di ‹Homo heidelbergensis›.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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