Altre due ricerche indipendenti pubblicate nel 2016 sull’“American Journal of Human Genetics”, condotte su varianti di geni (alleli) che codificano per recettori coinvolti nell’avvio di processi di risposta immunitaria innata dell’organismo nei confronti dell’invasione di microbi potenzialmente patogeni, hanno evidenziato somiglianze fra alcune combinazioni di alleli in determinate regioni del genoma (aplotipi) di ‹Homo sapiens› non africani e le sequenze corrispondenti estratte dai resti di uomini di Neanderthal e Denisova. Queste scoperte hanno fatto propendere molti ricercatori per l’ipotesi di eventi di ibridazione avvenuti tra la nostra specie e le due altre specie umane recenti del genere ‹Homo›, che sarebbero anche responsabili di alcune predisposizioni ad allergie e malattie autoimmuni che caratterizzano i portatori di quegli stessi geni. Insomma, il nostro genoma conterrebbe porzioni di Dna di altre due specie umane, non come inerte retaggio del passato ma con effetti fisiologici che si fanno sentire ancora oggi.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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