Le caratteristiche di robustezza, unite alle frequenti tracce di una vita ricca di difficoltà e di pericoli (l’età media non superava i quarant’anni, ma alcuni individui superarono i sessanta), hanno indotto gli scienziati a ritenere che Neanderthal sia vissuto in un ambiente ostile e si sia adattato a climi molto rigidi. In effetti, l’uomo di Neanderthal è sopravvissuto a lunghi periodi glaciali, fra i 200mila e i 150mila anni fa. Ma il suo lungo successo evolutivo in un’area estesa da Gibilterra ai Monti Altai indica piuttosto che questa forma del genere ‹Homo› è stata capace di adattarsi a climi e ad habitat molto diversi fra loro con grande duttilità, resistendo a periodi glaciali e interglaciali. Anche nel caso di Neanderthal, in altri termini, non si può facilmente individuare un “habitat tipico” della specie, perché l’instabilità climatica ed ecologica ha attraversato tutte le epoche dell’evoluzione umana, compresa l’età dei Neanderthal. Probabilmente non è esistito un unico stile di vita Neanderthaliano, ma una molteplicità di variazioni regionali in evoluzione dalla penisola iberica al Mar Caspio, con differenze anche fenotipiche (per esempio nel colore della pelle e dei capelli, più chiari a ovest, più scuri a est) che sono state riscontrate geneticamente.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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