Chi l’avrebbe detto che Massimo Fagioli avrebbe ritrovato la strada della politica in cosi tarda età e con tanto fracasso mediatico? Chi poteva immaginare che il suo incomprensibile carisma avrebbe compromesso il rilancio del settimanale “Left-Avvenimenti”, consumato nel giro di due numeri in livide battaglie intestine, risolto con il licenziamento dei due direttori e con il suo personale trionfo?
Erano almeno vent’anni che Fagioli operava quasi in clandestinità, dimenticato dai giornali, ignorato come sempre dal mondo scientifico, venerato soltanto da un fedelissimo gruppo di adepti, che si componeva via via di reduci dei movimenti giovanili in cerca di senso, di cineasti in cerca di pace, di architetti in cerca di ispirazione. Lui, psicoanalista eretico che si era conquistato la notorietà dando dell’imbecille a Freud e conducendo mastodontiche assemblee di cosiddetta “analisi collettiva”, non aveva perso la grinta, ma certo non aveva più trovato la presa su un pubblico vasto.
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K E Y W O R D S
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