Anche se in un primo tempo, nonostante l’entusiasmo di Haeckel, l’accoglienza del primo ritrovamento di pitecantropo fu molto fredda, nel 1899 l’anatomista tedesco Gustav Schwalbe pubblicò una monografia sul reperto nella quale ipotizzava che l’evoluzione umana si fosse svolta seguendo quattro tappe fondamentali di progresso: un antenato primitivo simile alle scimmie antropomorfe attuali, da scoprire; il pitecantropo di Dubois; l’uomo di Neanderthal rinvenuto nel 1856; e infine la nostra specie, definita pomposamente ‹Homo sapiens› da Linneo nel suo ‹Systema naturae› del 1758 (per distinguerla dalle forme di ‹Homo monstruosus› o ‹Homo troglodytes› che avrebbero dovuto popolare gli antipodi e altre regioni misteriose). I pochi ritrovamenti disponibili all’epoca furono inseriti da Schwalbe in una sequenza lineare di anelli mancanti, una gabbia intellettuale che segnerà con la sua semplicità riduttiva la storia della paleoantropologia per tutto il Novecento.
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K E Y W O R D S
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• Gustav_Schwalbe (Gustav Schwalbe)
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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