L’espulsione segnò però l’inizio della fortuna mondana di Fagioli. Essere invisi al cosiddetto «potere borghese e normalizzante» era già una patente di sinistra e il nostro ne fece un’arma di seduzione per anime erranti orfane di ideologia. Riempì così mastodontiche assemblee dove distribuiva interpretazioni alla ventura su sogni, lapsus e manchevolezze, fustigando con violenza quelle che considerava «le tre streghe»: l’invidia, la bramosia e la fantasia di sparizione. Tutti sembravano capire quello che diceva, tremavano e invocavano salvezza e verità attraverso un continuo grido ritmato “Massimo, Massimo!”, che stringeva il cuore all’osservatore non incantato.
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K E Y W O R D S
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