Nonostante la sua base empirica sia talvolta così sdrucciolevole, da questa massa disordinata di indizi gli scienziati devono ricostruire scenari plausibili, devono raccontare storie accettabili. La componente interpretativa è davvero centrale quando si tratta di immaginare la vita di un ominino (questo il termine tassonomico recente per indicare la sotto-famiglia che accorpa ‹Homo sapiens›, gli scimpanzé attuali e tutte le forme estinte del nostro albero genealogico) partendo da qualche frammento isolato di mandibola e di cranio. I fossili non parlano da soli: hanno bisogno di uno scienziato, e del suo repertorio di idee e di preferenze teoriche, per acquisire un senso. In anni recenti, l’introduzione di raffinate tecniche di datazione dei reperti e l’utilizzo di meccanismi di comparazione genetica per la ricostruzione delle discendenze evolutive hanno rivoluzionato il quadro metodologico di questa scienza, senza tuttavia eludere il suo originario paradigma indiziario e narrativo.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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