Left (2006, n. 7) • L’immagine dell’islam (1…)

𝑳𝒆𝒇𝒕  •  B e n i g n i  (2 0 0 6)  •  L’ i m m a g i n e  d e l l’ i s l a m  •

Le vignette satiriche sul profeta dell’islam comparse su alcuni quotidiani europei, oltre a suscitare in tutto il mondo il disgusto, la protesta e la rivolta di un gran numero di musulmani, hanno provocato in Occidente, come “effetto collaterale”, il riaccendersi della curiosità sul tema affascinante del ruolo e della liceità delle immagini nel mondo islamico. Ogni turista che abbia visitato delle moschee sa bene come esse siano assolutamente prive di immagini sacre, e come, in generale, non vi si trovino rappresentazioni di esseri viventi, e tuttavia, la consapevolezza di questa diffidenza per le immagini — che l’islam ha peraltro in comune con l’ebraismo — è spesso fonte di equivoci. Ad esempio, si ritiene comunemente che il divieto delle immagini sia connesso con lo “spirito semitico”, senza considerare che questo stesso “spirito” si è espresso nella creazione di grandi correnti artistiche ricche di rappresentazioni di esseri animati: si pensi all’arte assiro-babilonese, all’arte di Palmira e a quella dei Nabatei di Petra. L’avversione per le icone non è dunque una caratteristica dei popoli semitici: lo fu, tutt’al più, di una piccola parte, gli israeliti e, anche in questo caso, per un periodo limitato della loro storia. Un punto fondamentale è invece quale sia stata l’attitudine dell’islam primitivo, e soprattutto quella del profeta, rispetto ai monumenti figurati. In effetti, Muhammad non fu quel feroce iconoclasta dipinto dalla tradizione, e nel Corano non troviamo una chiara condanna delle immagini.  [⇒]

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K E Y W O R D S
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