[⇐] Il concetto di ‹zina›, di adulterio, di peccato, in quanto tale, era evidentemente superfluo: «Commette forse ‹zina› una donna libera?», chiese un giorno al Profeta una neoconvertita. A questa autonomia sessuale corrispondeva anche un diverso peso all’interno del clan: le donne potevano commerciare, andare in guerra, porsi come leader, anche spirituali, e avevano un maggior accesso alle risorse economiche della famiglia. Se questa è, grossomodo, la concezione della donna nel periodo preislamico o, come dicono i musulmani, nel periodo della ‹jahilia›, “dell’ignoranza”; se questo è il retroterra culturale da cui proviene il profeta dell’islam, che avrà inoltre verso le donne un atteggiamento personale di grande rispetto e profonda attenzione e tenerezza, decisamente diversa era, nello stesso periodo, la condizione della donna nelle aree limitrofe, nell’Impero bizantino e soprattutto in quello persiano-sassanide dell’Iran e dell’Iraq.
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K E Y W O R D S
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