Ma anche in Italia meridionale esiste una delle più antiche tracce al mondo di una camminata di individui del genere ‹Homo›. Non sappiamo a chi appartengano (forse a ‹H. heidelbergensis›, ma di una taglia leggermente inferiore) e risalgono a una fase che si colloca fra 385mila e 325mila anni fa. Sono rimaste impresse nella cenere fresca del complesso vulcanico di Roccamonfina, nella Campania nordoccidentale. Gli abitanti del luogo chiamavano queste orme misteriose “ciampate del diavolo”. La scena è di panico, più drammatica della camminata di Laetoli. Insieme ad altri animali spaventati, tre individui sicuramente bipedi scendono in tutta fretta lungo la fiancata del vulcano, nella fanghiglia calda mista a cenere, durante l’eruzione. Lasciano 56 impronte. Perdono l’equilibrio, scivolano, cercano un appoggio. La loro fuga un po’ scomposta, appoggiandosi talvolta con le mani al terreno, resta fotografata nella pietra per sempre.
In Italia troviamo sparute tracce archeologiche della prima ondata di esseri umani dall’Africa (strumenti di pietra risalenti a più di un milione di anni fa) e poi molti reperti della seconda ondata (tra cui un dentino di 600mila anni fa scoperto nel 2014 nel sito di Isernia La Pineta, il più antico resto umano italiano). La nostra penisola è stata quindi attraversata anch’essa da ripetuti popolamenti umani, provenienti da est e da sud, con lunghi periodi di convivenze tra specie umane diverse.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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