Tutto va sotto terra e rientra in gioco. Un gran mucchio d’ossa, la pelle che scompare, esseri umani fusi in una spessa assenza. Nel prato marino le ossa erano in putrefazione, l’argilla rossa aveva bevuto il loro biancore e il dono di vivere era passato ai fiori. Grandi gigli purpurei, grandi gigli rosati schiudevano corolle odorose dai bordi dentellati; i calàdi dispiegavano foglie policrome filigranate d’oro bruno, cesellate d’oro verde; le viole si gonfiavano tra fogliami gladiolati; le bromeliacee rizzavano le loro spate enormi come sessi impudichi. Intorno, il cielo cantava all’anima consunta gli scogli mutati in rumore. Come diceva il mio compagno di remi sulla nave di Orfeo, anche noi saremmo divenuti canto.
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K E Y W O R D S
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