Queste due prime difficoltà sono di non poco conto; la terza, quella che imputa all’indeterminismo radicale l’incapacità di spiegare come gli agenti possano controllare le loro azioni, è addirittura devastante. Essa dunque merita una discussione più approfondita. L’idea è che se un evento (ad esempio un’azione) è causalmente indeterminato, allora nulla può controllarne l’accadere, nemmeno l’agente: sembra infatti questione di casualità che quell’evento accada o meno. Carl Ginet — il più autorevole difensore contemporaneo di tale posizione — a questa obiezione replica ricorrendo a una peculiare teoria dell’azione e delle sue spiegazioni. A giudizio di Ginet, tutto il controllo di cui c’è bisogno per spiegare razionalmente le azioni viene in realtà esercitato dall’agente nel momento stesso in cui egli agisce. Infatti, afferma Ginet, chi compie un’azione per definizione ne controlla l’esecuzione — e ciò basta a far sì che l’agente sia responsabile dell’azione che compie, senza bisogno di postulare un presunto (ma inesistente) nesso causale tra l’agente e l’azione. A sostegno di questa tesi, Ginet argomenta che, ‹pace› Davidson, le spiegazioni delle azioni non hanno carattere nomico-causale, ma soltanto intenzionale [42]. È dunque un errore — tanto grave quanto comune — tentare di uniformare queste spiegazioni a quelle delle scienze naturali: «il paradigma esplicativo delle nostre comuni spiegazioni basate su ragioni è del tutto diverso» scrive Ginet, in quanto «una relazione interna (di carattere intenzionale) è sufficiente a produrre la connessione esplicativa e non c’è alcun bisogno di una connessione nomica» [43]. In questa luce, «la sola cosa necessaria per la verità di una determinata spiegazione basata su ragioni, oltre al darsi dell’azione spiegata, è che l’azione sia stata ‹accompagnata› da un’intenzione con il giusto tipo di contenuto» [44]. Le spiegazioni intenzionali sono dunque necessarie e sufficienti a dare conto della libertà.
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N O T E
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[42]. Ginet (2002) discute la tesi secondo la quale un genuino ruolo causale nella produzione delle azioni non può essere giocato dagli eventi mentali, ma solo da presunti eventi neurali che ‹realizzerebbero› quegli eventi mentali (o che forse, si potrebbe aggiungere, sarebbero ad essi ‹identici›, come pensa Davidson 1970). Ma questa è una mera ipotesi empirica ben lungi dall’essere confermata: quindi, secondo Ginet, non si vede perché la dovremmo assumere per confutare la concezione non causale dell’azione.
[43]. Ginet (1989, p. 91). È interessante paragonare la tesi di Ginet, secondo la quale non è necessario postulare che la relazione intenzionale tra le ragioni e le azioni abbia anche carattere nomologico-causale (deterministico o indeterministico), con quella di Malcolm (1968), secondo la quale le spiegazioni intenzionali sono costitutivamente ‹incompatibili› con il determinismo (Malcolm non si pronuncia sull’indeterminismo causale).
[44]. Ginet (1990, p. 138).
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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