Ora la domanda che dobbiamo porci è questa: dato che l’agente e il suo gemello sono per definizione assolutamente identici — e dunque sono identici tutti i loro stati mentali (credenze, desideri, intenzioni ecc.) — su quale base l’uno sceglie il corso d’azione A e l’altro il corso d’azione B? Qual è, per usare un termine della metafisica classica, la ‹ragione sufficiente› di tale divaricazione? La differenza di tali scelte, in effetti, non può essere ascritta né agli agenti né alla loro volontà né ai loro stati mentali, che sono identici. In nessun modo si può allora dire che gli agenti determinino ciò che accade o che essi controllino le proprie scelte e le azioni. Esse avvengono, dunque, per puro caso, per mera accidentalità. Ma se il nostro universo fosse effettivamente indeterministico, allora questa situazione si potrebbe generalizzare a ‹tutte› le nostre azioni. Tutte, cioè, sarebbero frutto del caso.
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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