Intuitivamente, però, è chiaro che, per dirsi libera, un’azione o una scelta non può essere meramente casuale, ma deve essere, in qualche misura rilevante, ‹sotto il controllo› dell’agente (o della sua volontà o della sua razionalità o di qualche suo adeguato stato mentale). Quando una persona getta due dadi — non truccati — sperando che diano sette, e ciò accade effettivamente, non diciamo certo che si tratti di un caso di esercizio della libertà, ma solo di mera accidentalità (o di ‘fortuna’, per usare una categoria della metafisica ingenua — ma non solo di essa) [11]. Quell’agente, infatti, non poteva in alcun modo ‹controllare› il risultato che i dadi avrebbero prodotto [12].
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N O T E
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[11]. Cfr. Nagel (1976) e Williams (1976), che riprendono un tema kantiano.
[12]. Ai fini della nostra discussione è irrilevante se in realtà il risultato del lancio dei dadi sia causalmente determinato o meno; il punto rilevante è che l’agente non può controllare il risultato del suo lancio.
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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