La mancanza di determinazione è dunque condizione ‹necessaria› della libertà. In uno spirito simile, un altro grande filosofo pragmatista, William James — pur affermando l’insolubilità ‹teorica› della questione della libertà — insistette sul valore eminentemente ‹pratico› della concezione indeterministica, in ragione del suo intrinseco ‹pluralismo› [4]. In un mondo indeterministico, infatti, il futuro non è già univocamente definito come accade in un mondo deterministico (nel quale «qualsiasi sviluppo futuro diverso da quello stabilito dall’eternità è impossibile») [5]. L’indeterminismo, dunque, crea lo spazio logico per l’idea che gli agenti contribuiscano in maniera decisiva a forgiare il proprio futuro. In una tale prospettiva, le scelte e le azioni degli individui possono, secondo James, caricarsi di senso e assumere valore morale (laddove, invece, la concezione deterministica implica un rigido monismo che, secondo James, non lascia spazio per alcuna attribuzione di significato all’agire umano) [6].
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N O T E
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[4]. James (1896).
[5]. James (1896, p. 174).
[6]. Mori (2001, pp. 197-200).
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K E Y W O R D S
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[] M. D e C a r o, ‹I l l i b e r o a r b i t r i o …›, L a t e r z a, 2 0 0 4.
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