Ben presto il simbolo fu ampiamente utilizzato dai matematici di tutta Europa, ma in modo piuttosto casuale. Comprensibilmente, l’infinito non era considerato alla stessa stregua delle altre grandezze. L’idea filosofica dominante, di derivazione aristotelica, e generalmente accettata in tutto il continente fino alla metà del XIX secolo, era che gli infiniti attuali non esistono, né nell’universo fisico né in matematica. Il segno di infinito era soltanto un’abbreviazione — una specie di versione matematica dell’‘eccetera’ — per indicare che una successione di numeri continuava senza fine, in un’infinità ‘potenziale’. L’elenco di tutti i numeri positivi 1, 2, 3, 4, 5 … e così via senza fine è l’archetipo dell’infinito potenziale.
L’universo non ha dimensioni finite, si ha allora un infinito potenziale tipo fisico: non si potrebbe mai raggiungere quell’infinito con un’astronave più di quanto si possa contare fino all’infinito: in realtà una vita umana non basterebbe neppure per contare fino a un miliardo. Questa negazione degli infiniti attuali ben si conciliava con la sintesi medioevale delle idee di Aristotele e con la dottrina cristiana. L’infinito era il dominio esclusivo di Dio. Nulla di creato poteva confrontarsi con lui su questo terreno.
_____________◊ authp_J_o_h_n_D_B_a_r_r_o_w
K E Y W O R D S
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
◊ authp_J_D_B_a_r_r_o_w
◊ authp_B_a_r_r_o_w
◊ web_art, webhdr_A_v_v_e_n_i_r_e
◊ yauth_2_0_1_0, yedit_2_0_1_0
◊ lantxt_it, hdr_v3
◊ orig_error
• keywords_da_inserire
_____
¯¯¯¯¯
Nessun commento:
Posta un commento