Il genere ‹Homo› è più vecchio del previsto. Le datazioni attuali di ‹Homo habilis› arretrano fino a superare addirittura i 2,8 milioni di anni fa, data in cui appaiono anche i più antichi strumenti litici associati a ‹Homo›. Una mandibola di ‹H. habilis›, ritrovata nel 2015 nel sito etiopico di Ledi-Geraru, è stata infatti retrodatata a 2,8 milioni di anni fa e conferma la notevole variabilità morfologica della specie. Una coabitazione davvero affollata e prolungata quella tra primi ‹Homo›, australopitecine e parantropi, se pensiamo che quasi un milione di anni dopo, in Sudafrica, ancora sopravviveva una forma del genere ‹Australopithecus› (cioè ‹A. sediba›). Questo significa che se tracciamo una linea lungo il diagramma che rappresenta il cespuglio degli ominini in corrispondenza con la fascia che va da 3,5 a 2 milioni di anni fa incontriamo almeno 11 specie appartenenti a quattro generi diversi: troviamo le australopitecine (senz’altro gli ‹africanus› e gli ultimi ‹afarensis›, più ‹A. garhi›, ‹A. bahrelghazali›, ‹A. deyiremeda› e il tardo ‹A. sediba› in Sudafrica), il keniantropo, i parantropi (‹robustus›, ‹boisei› ed ‹aetiopicus›) e infine ‹Homo habilis›.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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