La lavorazione della pietra non era un’attività occasionale. Gli ‹H. habilis› avevano individuato i siti vicini ai fiumi in cui reperire le pietre migliori e le trasportavano ai loro rifugi per scheggiarle con calma. Ciò implica attitudini spiccate per l’organizzazione sociale, la previsione e la pianificazione. Con le schegge affilate gli ominini potevano macellare facilmente le loro prede, quasi sicuramente non cacciate da loro stessi ma da altri predatori. Facevano a pezzi le carcasse abbandonate dai felini, scacciando altri animali spazzini e cibandosi della carne rimasta e soprattutto del prezioso e nutriente midollo. Un comportamento decisamente meno nobile e romantico di quello del cacciatore astuto e coraggioso, ma più confacente alla fragilità di una piccola scimmia bipede adattatasi ai pericolosi spazi aperti della savana grazie alle sue doti avanzate di interprete dei segni della natura. Per scovare una nuova pista, per seguire una traccia, per individuare un sito ricco delle pietre giuste per la lavorazione occorre infatti una “visione” complessiva del proprio ambiente, un’architettura di associazioni mentali che strutturi nell’universo cognitivo dell’ominino una mappa interiore del proprio territorio.
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K E Y W O R D S
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[] T. P i e v a n i, ‹H o m o s a p i e n s e a l t r e c a t a s t o f i›, M e l t e m i, 2 0 1 8³ (r i v.).
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